Chris Adrian, “The Children’s Hospital”
Un secondo romanzo apprezzabile, ma non così convincente
È il giugno del 2007, mese pieno di impegni e anche di piacevoli novità, quando ricevo dalla benemerita Alet l’incarico per una seconda scheda di lettura, dopo quella più che impegnativa per Fathers and Crows di William T. Vollmann, con le sue ben 990 pagine. E anche in questo caso non si va sul leggero: il secondo romanzo dello statunitense Chris Adrian, The Children’s Hospital, di 615 pagine. Mi adeguo, vale a dire che nemmeno io brillo per concisione; né alla fine risulterò troppo convincente in quello che scrivo, se è vero che, pur giudicandolo «di grande valore e, a mio avviso, degno di traduzione», non se ne farà niente, né all’epoca né a tutt’oggi.
Lettura per: Alet Edizioni
Data: 10 giugnp 2007
Lettore: Nazzareno Mataldi
Autore: Chris Adrian
Titolo: The Children’s Hospital
Editore: McSweeney’s Books
Anno di pubblicazione: 2006
Pagine: 615
Genere: romanzo
Giudizio
Libro non facile, per mole e disegno complessivo. Richiede al lettore una certa pazienza prima di riuscire a entrarci dentro (per le prime 100-150 pagine si avanza a fatica, perplessi per la storia altamente favolistica/apocalittica – seppur con scene di vita ospedaliera più che realistiche, da telefilm tipo E.R. o Grey’s Anatomy – che viene lentamente intessuta e non si capisce dove voglia andare a parare), ma sicuramente di grande valore e, a mio avviso, degno di traduzione.
È un romanzo “romanzo”, dove, fermi restando i molti agganci alla realtà, predomina l’elemento immaginativo (da qualche parte ho letto la definizione di “realismo magico ospedaliero”), e in cui, malgrado l’autore non espliciti mai le sue intenzioni, si avverte un profondo simbolismo, teologico e non; come ho letto anche in un’altra recensione, è un romanzo dal tono molto “profetico”.
Sul piano pratico, il fatto che il libro sia stato pubblicato da McSweeney’s, che anche su Amazon sia abbinato al nome di Dave Eggers, e che l’autore abbia pubblicato su «New Yorker» e «Paris Review», potrebbe prospettargli anche in Italia una buona accoglienza presso un pubblico mediamente colto, aggiornato ed esigente, sebbene l’elemento allegorico/teologico sullo sfondo potrebbe essere per alcuni un fattore di dissuasione.
Trama e osservazioni
La trama, fondamentalmente, è quella di una fine del mondo, un’apocalisse biblica che sommerge la Terra sotto sette miglia di acqua e dalla quale si salva solo un ospedale pediatrico, con i suoi settecento pazienti (bambini affetti perlopiù da gravi malattie, oltre a quelli appena nati), i medici, gli studenti di medicina, gli infermieri e i genitori presenti al momento della “Cosa”, come viene chiamato l’evento. Ospedale che, staccandosi dalle fondamenta e cambiando in qualche modo forma e resistenza grazie a un angelo insediato nelle sue mura (“l’angelo preservatore”, che si manifesta attraverso una voce femminile e, tramite dei “replicatori”, su richiesta fornisce anche tutto ciò di cui i suoi abitanti hanno bisogno, dal cibo alle medicine a materiale pornografico), comincia a navigare, novella arca di Noè, vagamente in direzione del Polo Nord.
A raccontare il tutto in terza persona è un altro angelo, “l’angelo registratore”, che può soltanto osservare e narrare (è chiamato seguire la protagonista “Jemma Claflin from her birth to her death, and fix my eyes always on her face the way better angels always look upon God’s glory”, come spiega subito all’inizio, in uno dei brevi capitoli di una o due pagine, introdotti dal simbolo delle quattro piume, in cui parla in prima persona. I capitoli della storia in sé sono invece contraddistinti da quattro pesci; quelli sulla storia passata di Emma da un rombo di quattro quadrati; e quelli in cui parla Calvin, il fratello suicida di Emma, da quattro pugnali).
Per completare “l’apocalisse” interverranno, ma in modo più occulto, altri due angeli: “l’angelo accusatore” e “l’angelo distruttore”.
La narrazione si apre con la protagonista Jemma Claflin, mediocre studentessa al terzo anno di medicina, che assiste al solito parto difficile, distratta dai pensieri sulla complicata relazione con Rob Dickens, anche lui studente di medicina, e dai ricordi angosciosi sulla sua adolescenza, segnata in rapida successione da quattro morti: l’amato fratello Calvin, suicida; il padre, per un tumore al polmone; la madre, anche lei suicida; il primo amante, per un incidente d’auto. Queste morti l’hanno spinta a credere che qualunque persona da lei amata sia destinata a morire, per questo finora ha respinto Rob. Poi, proprio la notte in cui Jemma va finalmente a letto con Rob, si scatena un diluvio (l’angelo registratore fa però capire che lei non ha alcuna colpa: “though God is even now raising His hand to strike the world, it is not to punish your pleasure, o because a good man loves you, or because you love him, or because you have angered your dead, or betrayed the dreadful imaginary empiricisms that support your depressing logic” [p. 20]), si cominciano a sentire strani rumori, quindi l’intero ospedale, sommerso d’acqua, viene catapultato in alto per migliaia di metri, come in un ascensore lanciato a folle velocità, e ha inizio la sua trasformazione in nuova arca di Noè, con l’annuncio finale dell’angelo preservatore: “Creatures, I am the preserving angel. Fear not, I will keep you. Fear not, I will protect you. Fear not, you will bide with me. Fear not. I will carry you into the new world” (p. 21).
Dopo un iniziale, prevedibile sbandamento tra i non pazienti per quanto è successo e sta ancora succedendo (il chiarimento finale giunge da John Grampus, progettista dell’ospedale su incarico dello stesso angelo preservatore: “That was my job, […] to design a hospital for sick kids. But not just a hospital—it would be a wonderful new machine for which the angel would become the soul and the mind, the intellect and the will” [p. 48]. Progettista che spiega come adesso funzioni il tutto, in primis i “replicatori”: “have you seen those yet?—that can make anything out of nothing. You were wondering, weren’t you, how we’re supposed to eat? Wait until you see! Apples out of old shoes; shoes out of shit; movies out of just an idea” [p. 49]), la vita all’interno della struttura (che ora ha aggiunto nuove stanze per accogliere tutti i suoi abitanti, e non più soltanto i pazienti e il personale medico) riprende su un piano di seminormalità, con gli abituali giri di visite mediche, le abituali emergenze, le abituali relazioni.
Conosciamo così gli altri principali personaggi del libro, dai bambini più problematici (tipo Pickie Beecher e Kidney), a Vivian, collega/amica di Jemma e voce più rappresentativa tra gli studenti di medicina presenti, ai medici e agli infermieri più influenti. Viene semplicemente creato un Comitato per presiedere al tutto, e tra i suoi primi atti è un censimento dei sopravvissuti (“699 sick children; 37 siblings; 106 parents; 152 nurses; 20 interns; 15 residents; 18 students; 10 attendings; 10 fellows; 10 laboratory technologist; 4 phlebotomists; 5 radiographic technologists; 6 emergency room technicians; 5 paramedics; 18 ward clerks; 1 chef and 14 subordinate food service workers; 1 volunteer; 1 chaplain-in-training; 2 cashiers; 15 housekeepers; 1 maintenance person; 2 security guards; 2 members of the lift team; and the single itinerant tamale vendor” [p. 95], fedi religiose comprese (“the sparkling variety of heathen: Muslim and Buddhists and jains and Hindus and an array of pagans including three Wicca nurses. Jews and atheists abounded, but the pseudo-Christians were more numerous” [p. 96]).
A interrompere brevemente la nuova routine è il riaffiorare dal mare (adesso la struttura di nove piani, più svariati sotterranei, è solo in parte sommersa, e sul tetto c’è una sorta di parco, con tanto di erba, alberi ecc., che si affaccia sul mare) di un uomo ancora in vita, ma che, ripresa coscienza, non ricorda nulla, e a cui viene dato allora il nome di Ishmael.
Vengono quindi rievocati alcuni momenti dell’infanzia e adolescenza di Jemma e del fratello Calvin, dopodiché Jemma scopre di essere incinta, ma la storia non ha grandi sussulti. Questo fino circa a pagina 220, quando Jemma, intorno al terzo mese di gravidanza, scopre di avere strani poteri di guarigione, grazie a un miracoloso fuoco verde che emana dalla sue dita, e in una sola notte guarisce così tutti i bambini malati.
Ha dunque inizio quella che potremmo definire la seconda parte del romanzo, quando l’ospedale, persa per così dire la sua originale ragion d’essere (grazie ai poteri di Jemma non ci sono più malati), cerca di riconfigurarsi per assolvere al suo nuovo ruolo civile: costruire un nuovo mondo in quello che un tempo era un posto dove i bambini andavano a morire. Per cominciare viene eletto un Consiglio di Amici, con Vivian e Ishmael rispettivamente Secondo e Primo Amico, mentre Jemma è nominata Amico Universale. Si organizzano quindi scuole, bar, spettacoli, funzioni religiose ; c’è il matrimonio/non-matrimonio di Jemma con Rob; si decide un processo, denominato “l’Abbinamento”, con cui assegnare i bambini senza genitori agli adulti che ne facciano richiesta (a Jemma e Rob, su richiesta di quest’ultimo, viene assegnato Pickie Beecher). Insomma, sembra andare tutto per il meglio (nel frattempo nel mare sono ricomparsi anche i pesci), ma chiaramente non tutti la pensano allo stesso modo, di conseguenza cominciano ad emergere diverse visioni e fazioni.
Poi, d’un tratto, in mare compare un grande transatlantico e si avvicina all’ospedale galleggiante. A bordo sembra non esserci nessuno, si decide per un’ispezione, a cui partecipa anche Jemma, la quale sotto un tavolo di una sala da giochi scopre un ragazzo sui quattordici anni, ancora in vita ma profondamente addormentato, e che stringe a sé un diario (narra, si scoprirà, le sue vorticose avventure sessuali a bordo della nave. Copie del diario, realizzate dai replicatori, circoleranno in tutto l’ospedale. Nel testo ne vengono proposti ampi stralci); per il resto, ovunque grandi accumuli di cenere.
Portano il ragazzo sull’ospedale, poco prima che la nave riprenda il largo, ma non riescono a risvegliarlo; anzi, poco a poco cadono in un sonno altrettanto profondo tutti gli altri bambini e ragazzi, mentre gli adulti (tutti quelli sopra i ventun anni) cominciano ad ammalarsi di una malattia sconosciuta, che chiamano “botch” (pasticcio, pastrocchio, casino), che divora i corpi, alla fine ridotti in cenere. Inizialmente Jemma prova a curare la malattia con il suo miracoloso fuoco verde, ma non ottiene alcun risultato, anzi accelera la morte delle vittime; per questo viene rimossa dalla carica di Amico Universale (a tradirla è soprattutto Ishmael), guardata sempre più con sospetto e ostracizzata.
L’ospedale torna in gran parte alla sua funzione originaria, cioè la cura dei pazienti, ma è una battaglia persa. Mentre si avvicina per Jemma il momento del parto, a uno a uno gli adulti muoiono tutti; alla fine non restano che Jemma, Rob e Ishmael. Tra i ragazzi, adesso tutti addormentati, per un periodo scompare Pickie Beecher (lo cercano a lungo, invano), ma poco prima della fine ricompare dall’oceano, ed è l’unico che a momenti sia sveglio. In mezzo ci sono altri ricordi sull’infanzia e l’adolescenza di Jemma e del fratello Calvin.
Infine arriva il momento del parto. Poco prima muore anche Rob; così, con un faticoso travaglio, Jemma partorisce da sola sul tetto/parco, rifiutando sia l’aiuto di Ishmael (si insultano ripetutamente a vicenda) sia dell’angelo preservatore (che le offre iniezioni di antidolorifico). Nato il bambino, si risvegliano tutti quelli che dormivano, compreso il ragazzo della nave, vengono fuori e le passano accanto due a due.
“You fall away over as they walk away; it is the next to last thing you see, the King’s Daughter looking at you over Pickie’s shoulder as they step on the ledge and onto the land.
We are released when the last child has left. My brothers and my sisters rise and take to the sky—you see them from where you lie. With just a few beats of their huge wings they dwindle to specks, and they are calling down for me to follow but I am not quite free.
“Calvin?” you ask, seeing me clearly for the first time.
“Of course,” I say
“Why are you crying?” It’s only because I am bending so close that I can hear you.
“Because I love you,” I say. “Because I am sad.” And I am thinking not just of you but of our dead, and all the dead souls departed from the hospital and the world, and wondering what might have been achieved by my extraordinary sacrifice if I had lived all my life under a burden of sadness instead of a burden of rage.
“I’m sad too,” you say, and then you are gone, flung away from the Earth, calling out for your baby. I take a last look at the new world, then turn and follow after you. (p. 615)
Finisce così, con questa nota di profonda tristezza. Tristezza che forse è il tema conduttore del libro.
Stile
Linguaggio piano, grande realismo e precisione nelle descrizioni mediche (si vede che Adrian ha studiato pediatria), spiccata tendenza all’allegoria, specie in materia teologica (anche qui si vede la frequentzione di un corso di teologia ad Harvard), dialoghi nella norma.
L’autore
Nato nel 1970, Chris Adrian è autore di romanzi (Gob’s Grief, 2001; The Children’s Hospital, 2006; The Great Night, 2011; The New World, insieme a Eli Horowitz, 2015), nonché di racconti pubblicati su importanti riviste come il «New Yorker», «The Paris Review», «McSweeney’s», «Esquire» e «Granta», alcuni dei quali raccolti nel volume A Better Angel (2008). In Italia sono stati pubblicati da Einaudi il romanzo La grande notte (2013) e la raccolta di racconti Un angelo migliore (2015).