Una scatola di fiammiferi
A inaugurare e propiziare un buon 2025, la traduzione dell’incipit di A Box of Matches, romanzo del 2003 di Nicholson Baker, inedito in Italia
Stamattina, alle otto ancora a letto, leggevo al telefono un post su Facebook di «The Atlantic» sui benefici dell’alzarsi presto, prima dell’alba, e su come questo sia tutto sommato un obiettivo fattibile, molto più di altre risoluzioni per l’anno nuovo. La memoria è corsa allora a un romanzo letto nell’inverno del 2005 e che parla di un uomo che appunto inizia l’anno con l’intenzione di alzarsi sempre prima; così, un mattino dopo l’altro, quando fuori è ancora buio pesto, senza premere alcun interruttore raggiunge il soggiorno, dove, dopo aver acceso il fuoco nel camino con dei fiammiferi e preparato il caffé, si siede a riflettere. Alla fine mi è parso bello, oltre che dar seguito nei prossimi giorni al suggerimento di «The Atlantic» di alzarsi presto, tradurre e proporre proprio l’incipit di questo libro, inedito in Italia.
| di Nicholson Baker |
Buongiorno, è gennaio, sono le 4.17 del mattino e sto per sedermi qui al buio. Sono in soggiorno con indosso la mia vestaglia blu e una poltrona accostata al caminetto. Al momento non arde nessun fuoco perché i fogli di giornale appallottolati e i rotolini della carta igienica sono bruciati e la legna ancora non ha preso bene. Davanti agli occhi ho così una caverna arancione di tizzoni che assomiglia alla bocca slabbrata di un mostro, piena di pezzi luminescenti di carne semi masticati. Quando è molto buio si smarrisce il senso delle proporzioni. A volte mi sembra di pilotare una navetta spaziale dentro un’enorme spaccatura di un pianeta oscuro e remoto. La crosta del pianeta sta cominciando a rompersi, permettendo a un mare sotterraneo di lava di fuoriuscire lentamente. I continenti si capovolgono e affondano come iceberg in via di scioglimento e io devo volarvi sopra con il mio razzo ultrasofisticato per salvare i coloni che vi sono rimasti intrappolati.
Stanotte ho rischiato di non dormire per colpa di un calzino bucato. Sapevo del buco quando al mattino ho messo il calzino – un calzino da tennis bianco – ma di giorno è raro che questo mi crei dei problemi. Certi giorni mi ritrovo ai piedi dei calzini con strappi spaventosi sul tallone e l’intera caviglia che sporge in fuori come un panino. Ma di notte i bordi di un buco si fanno sentire. Ieri sera, intorno alle nove e mezza leggevo un libro di poesie di Robert Service quando hanno cominciato a solleticare e irritare la pelle delle due dita che uscivano di fuori. Ho cercato di ritrarle e di usarle per afferrare il tessuto del calzino, tirandolo sopra l’apertura come se fosse una coperta troppo corta scivolata giù dal letto, ma non ha funzionato – non funziona quasi mai. Sapevo che più tardi, verso mezzanotte, mi sarei svegliato sentendo il fresco del lenzuolo su quelle due dita fuori dal calzino e questo mi avrebbe infastidito, anche se lo stesso fresco non mi avrebbe creato problemi con tutto il piede nudo. Per colpa del calzino bucato non avrei ripreso sonno, e non volevo saperne, perché sto iniziando un nuovo regime di sveglia alle quattro del mattino.
Per fortuna stanotte avevo un’alternativa. Mi ero portato a letto un calzino da tennis bianco pulito da usare come maschera per gli occhi, nel caso Claire fosse rimasta a leggere fino a tardi. Devo stare al buio per addormentarmi. Ho una delle maschere per gli occhi di mio nonno, di seta nera spessa, probabilmente degli anni Trenta, ma ha l’odore di mio nonno, o se non altro l’odore dell’interno del suo comodino. Il bello di un calzino sopra gli occhi è che è una cosa temporanea. Muovendoti, scivola via dalla testa, ma a quel punto già dormi e non ne hai più bisogno.
Così, quando il buco nel calzino è diventato insopportabile ho allungato una mano, sfilandolo dal piede con un movimento rapido e deciso, per poi lanciarlo attraverso la stanza in direzione del cestino delle cartacce – anche se devo dire che c’è qualcosa di assurdo e penoso nella vista di un capo di abbigliamento intimo che hai indossato e riscaldato con il tuo corpo per tanti giorni e anni gettato alla rinfusa tra la spazzatura. Quindi ho infilato il piede nudo nel calzino pulito che fino a quel momento avevo sopra gli occhi. Che bella sensazione; ossignore, davvero una splendida, fantastica sensazione. Ho spinto il piede di nuovo ben coperto in fondo alle lenzuola, ho ritirato su le pesanti coperte e portato una mano sugli occhi, come fa un gatto con le sue zampette. Finalmente è venuta a letto anche Claire. Ho sentito accendersi la lampada del suo comodino e il fruscio delle pagine del libro che stava leggendo, dopodiché si è voltata per il nostro bacio della buonanotte. «Hai una mano sugli occhi» ha detto. Ho sussurrato qualcosa, poi lei si è rigirata, spingendo verso di me il sedere ben riscaldato dal pigiama, mentre io pilotavo alla cieca la mia mano fino al suo fianco. La cosa successiva che ricordo è che erano le quattro del mattino ed era ora di alzarmi e accendere il fuoco nel camino.
L’autore
Nicholson Baker, nato nel 1957, è un romanziere e saggista statunitense, autore di diciassette libri. In Italia sono stati pubblicati L’ammezzato (Einaudi, 1991; Bompiani, 2013), Vox (Frassinelli, 1992; Bompiani, 2008), La pausa (Frassinelli, 1994; Mondadori, 2005), A temperatura ambiente (Frassinelli, 1995), Un po’ di testa non guasta (Frassinelli, 1997), Checkpoint (Mondadori, 2004), Cenere d’uomo (Bompiani, 2009), La casa dei buchi (Bompiani, 2011), L’antologista (Bompiani, 2012), Il supplente (Bompiani, 2018). Il brano sopra tradotto è l’incipit di A Box of Matches, romanzo del 2003; la copertina proposta fa riferimento all’edizione Vintage del 2004.